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PURPOSE-DRIVEN-ORGANIZATION: L’AZIENDA DEL FUTURO? MISSION EMPATHY L’ESEMPIO DA SEGUIRE

The Power Of Purpose And Why It Matters Now

INDICE

  1. Obiettivo: cos’è il Purpose e il suo valore all’interno delle aziende
  2. L’evoluzione del Purpose

  2.1 Il Purpose all’interno delle aziende, dagli anni ’80 ad oggi

  2.2 Il Purpose come valore esterno all’azienda

3. La Misurazione del Purpose

   3.1 Interno ed esterno, due differenti obiettivi

   3.2 La Misurazione interna

   3.3 La Misurazione esterna

       3.3.1 Il Metodo SROI

       3.3.2 Il Balance Scorecard

       3.3.3 La Teoria del Cambiamento

       3.3.4 L’Impact Value Chain

       3.3.4 Il Measuring Impact Framework

       3.3.5 L’analisi ESG

4. Quando il Purpose fa la differenza: l’esempio virtuoso di Mission Empathy

  4.1 Mission Empathy: un nuovo ecosistema di innovazione sociale

  4.2 Il cielo in una stanza

  4.3 Più di un semplice logo

  4.4 Il Purpose oltre il covid-19 e verso il futuro

5. Purpose-driven-organization: l’azienda del futuro?

6. Conclusioni

“4. Quando il Purpose fa la differenza: l’esempio virtuoso di Mission Empathy

Per scrivere questo capitolo siamo state un po’ indecise su come scegliere un caso che rappresentasse al meglio l’obiettivo dell’elaborato: un caso esemplificativo di quando e come il Purpose può fare davvero la differenza.
Abbiamo pensato inizialmente di proporre l’analisi di un’azienda nota, conosciuta a tutti ma eravamo curiose di andare a fondo, scoprire realtà che, seppure più piccole e circoscritte ad un pubblico meno vasto, fossero spinte o addirittura nate per portare avanti un valore comune, per avere come leva motrice il Purpose.
Ci siamo confrontate molto e, dopo una breve chiacchierata chiarificatrice con il Prof. Giampaolo Azzoni, abbiamo deciso di avventurarci verso una ‘nuova’ realtà.
Seguendo il suggerimento di Sabina Frauzel, collega di Barbara e blogger molto attiva su diversi temi16, la nostra curiosità ci ha spinto a scegliere “Mission Empathy” – https://www.missionempathy.com/ – che vi racconteremo ripercorrendo l’intervista fatta alla Dott.ssa Michela Fazzito, la sua Fondatrice e CEO.

Incontriamo Michela su Zoom, noto luogo di incontri di questi strani tempi e ci racconta come è nata la sua “creatura”, tra sogni, difficoltà e un grande spirito di squadra.

 

 

4.1 Mission Empathy: un nuovo ecosistema di innovazione sociale

“Il mio sogno era, è, continua ad essere lo stesso: dare sollievo immediato al bambino ricoverato in ospedale.
Ciò che cambia tra il passato ed oggi è che lo sto realizzando con una nuova consapevolezza e senso di responsabilità utilizzando un nuovo metodo e un nuovo approccio.
Allora ho deciso di provare a creare qualcosa che possa costantemente mantenere al centro le persone e ricordarci ciò che differenzia e rende speciali (per ora) gli esseri umani: le emozioni.
Riuscendo nell’impresa di dimostrare e diffondere l’importanza fondamentale di occuparsi dell’aspetto emotivo ed umano del bambino ricoverato intesa come necessità e completamento di cure e terapie… beh, allora il mio sogno da bambina oltre che realizzarsi, supererebbe i suoi stessi confini […]”

Michela Fazzito, CEO Mission Empathy

Mission Empathy nasce nell’ottobre del 2018 con un Purpose chiaro: concedere ai bambini malati un sollievo immediato, permettere il recupero dello stato di benessere e garantire il loro diritto alla felicità anche durante la malattia.
Ai tempi in cui frequentava i reparti pediatrici Michela cominciò a studiare quanto l’ambiente ospedaliero generava, nei piccoli, ansie e paure e a riflettere su quanto potesse essere di beneficio e giovamento per loro vivere ‘esperienze meravigliose’ proprio lì dentro.
Ma Mission Empathy è rimasta per anni solo un’idea, fino al 2019, quando Michela partecipa al corso ‘The Start up Lab’ organizzato al Politecnico di Torino. Tra i pochi progetti selezionati per essere sviluppati tra i 1600 presentati, rientra proprio il suo. Michela lascia tutto, licenziandosi e dedicandosi a pieno, testa e cuore a questo nuovo obiettivo.

Mission Empathy, come sottolinea con forza, non è un’associazione ma una S.r.l.: i tanti progetti e laboratori che organizza hanno una base scientifica e si avvalgono della supervisione di esperti del settore (Mind4children17) e di un academy di professionisti adeguatamente retribuiti per le loro attività e consulenze.
I valori che guidano questa realtà sono stati a tal punto condivisi che, nella fase iniziale, tutto è stato gratuito: dalla creazione del core team di sei persone alla rete di affiliati, ognuno ha dato spontaneamente il proprio contributo mettendo a disposizione, secondo le possibilità, il proprio know how, creando così una squadra coesa.

L’ecosistema di Mission Empathy nasce subito con un respiro nazionale e con affiliati in varie città e regioni italiane: Torino, Roma, Verona, Sardegna. Il passa parola è virale e ognuno vuole dare un contributo.
Attualmente le squadre stanno strutturando un portfolio di ‘esecutori’, che comprende laboratori STEAM (a cui contribuiscono fisici, astrofisici, ingegneri), un gioco di realtà aumentata e l’organizzazione della procedura per il progetto scientifico alla base del metodo.

Quello utilizzato, infatti, è un metodo innovativo che, come si può dedurre dal nome stesso, rimanda alle potenzialità dell’empatia: occuparsi del danno emotivo causato dall’ospedalizzazione nei pazienti pediatrici, basato sulla trasmissione delle emozioni positive tramite un processo di trasmissione empatica, proponendo così un nuovo modo di affrontare la malattia.

Inoltre, Mission Empathy contribuisce al miglioramento dell’ambiente di lavoro destinato agli operatori della salute, aspetto da sempre fondamentale e ancor di più dopo il sovraccarico del periodo pandemico: migliorare l’ambiente di cura attraverso l’attuarsi di un circolo virtuoso tra paziente, genitori ed equipe curante.

“Lavorare per la comunità, con la comunità”

L’idea di Michela e del suo gruppo è di estendere il modello, in un secondo momento, anche alle strutture ricettive per anziani e ai reparti oncologici e via via tutti i reparti.


16 https://www.linkedin.com/in/sabina-frauzel/

17 Fonte: https://www.mind4children.com/

 

 

4.2 Il cielo in una stanza

Negli ultimi anni la visione dell’individuo come unità complessa di psiche-soma18 ha influenzato significativamente il processo di cura e le relazioni tra personale sanitario e paziente.
La persona, non solo la malattia che la affligge, viene rimessa al centro della cura.
Oggi difatti si comprende come il dolore fisico divenga dolore psichico e viceversa.
Inoltre, l’ospedalizzazione diviene essa stessa un evento che può portare in sé emozioni negative soprattutto nell’età evolutiva.

Su un campione di 130 bambini il 39% tra i 3 e i 14 anni ha subìto almeno un ricovero nella sua vita e il 99% ricorda la tristezza, l’ansia, il senso di abbandono e soprattutto la paura19.
È dimostrato che il ricovero aggrava il malessere del paziente pediatrico già fragile a causa della malattia, generando, nei casi più seri, stress post-traumatico e tracciando, in quanto evento negativo, in maniera indelebile la sua memoria a lungo termine.

In quest’ ottica si inserisce il progetto di Mission Empathy che, attraverso la creazione di laboratori didattico-creativi variegati ed immersivi per i bambini e l’utilizzo delle nuove tecnologie (gioco di realtà aumentata, veicolo di connessione ed inclusività), si propone un duplice obiettivo: accrescere il benessere dei bambini ospedalizzati sperimentando emozioni positive, con conseguente riduzione dell’uso di farmaci antidolorifici e sedativi e della lunghezza dei ricoveri.

Mission Empathy usa i superpoteri del digitale per dare forza ai bambini ricoverati in ospedale facendo vivere loro esperienze incredibili; il progetto ingloba infatti diversi tipo di tecnologia: AR (Augmented Reality) e Wearable Technology, che possono essere utilizzate solo se innescate dalle emozioni positive e dal potere dell’empatia.

L’effetto benefico duraturo del metodo Mission Empathy sui bambini, in termini di salute e qualità di vita, ha iniziato il suo percorso di validazione come progetto scientifico monitorato dallo spin off di ricerca, Mind4Children, dell’Università di Padova.
Proprio in ottica scientifica, infatti, i risultati dello spin off sono sottoposti ad una supervisione scientifica da parte dello spin-off, creata ad hoc per validarne l’efficacia.

I dati raccolti possono quindi essere utilizzati per ottimizzare i risultati positivi, aiutando il personale medico a monitorare i pazienti attraverso un approccio digitale innovativo e non invasivo grazie all’applicazione della wearable technology associato ad un progetto scientifico al fine di raccogliere informazioni significative sul loro benessere e sulle condizioni di stress durante la terapia, monitorarne e dimostrarne gli effetti benefici e duraturi del metodo stesso.

Secondo l’autore psiche-soma è la forma più primitiva della vita mentale, presente sin dai primi momenti dopo la nascita in modo discontinuo e poi progressivamente più stabile nelle diverse età della vita accanto ai prodotti più complessi del pensiero cosciente ed inconscio.

Mission Empathy crea un nuovo modello di ricovero basato sulla forza della comunicazione emotiva e sul potere dell’empatia che permettono al piccolo paziente di collegarsi online anche con parenti e amici fuori dall’ospedale attraverso il gioco.
I bambini potranno così sperimentare, ogni giorno e per tutta la durata del ricovero, esperienze e laboratori creativi, inclusivi ed innovativi, che promuovono la fiducia in sé stessi, la forza e il divertimento.
Impareranno la fisica, la chimica, l’astrofisica e altre materie attraverso una forma di apprendimento alternativa, fatta di meraviglia, vivendo momenti unici che alleggeriranno il ricordo di un periodo della loro vita difficile e doloroso.
Potranno scoprire passioni ed attitudini nuove, che potranno magari decidere di approfondire nel corso della loro crescita.

Ed ecco che prendono forma le “costellazioni marine” per raccontare ai bambini gli affascinanti segreti del mare e di chi lo abita, create da biologi ed ingegneri, i “centauri in corsia” , dove professionisti esperti regaleranno ai pazienti il brivido delle due ruote attraverso una moto appositamente predisposta in reparto, lo “scacco matto” con cui istruttori professionisti e campioni internazionali faranno sentire re e regine i piccoli giocatori che, contemporaneamente, impareranno non solo un gioco ma raccoglieranno anche i grandi benefici pedagogici che derivano dalla pratica degli scacchi.
Vengono poi proposti tanti laboratori letterari, attività di mindfulness e yoga e, infine, esperienze uniche con astrofisici e astronomi che metteranno i pazienti in connessione con l’universo, i pianeti le stelle e le galassie.

L’obiettivo è chiaro: continuare a far sognare i piccoli pazienti, fargli alzare gli occhi e, guardando in alto, vedere il cielo in una stanza…


18 Il concetto appartiene alla teoria dello sviluppo di Winnicott.

19 Fonte: https://www.missionempathy.com/il-progetto-scientifico/

 

 

4.3 Più di un semplice logo

Abbiamo chiesto a Michela Fazzito di poter inserire un’immagine evocativa di Mission Empathy, pensavamo ad una foto di gruppo, ad una foto di un evento ma lei ci ha risposto di getto, senza alcun dubbio: il nostro nuovo logo perché… “è un abbraccio!”

Si disegna senza mai spostare la matita dal foglio: la “e” rappresenta tutti i bambini in ospedale, a proteggerli la “M”’ di mamme (ovviamente anche i papà), medici, maestri, il ME, inteso come ognuno di noi.
A completamento, infine, il “cerchio”: le aziende, le associazioni, l’academy di professionisti, gli spinoff di ricerca universitaria, i formatori… in una parola: Il Metodo Mission Empathy.

 

 

 

4.4 Il Purpose oltre il covid-19 e verso il futuro

La pandemia ha messo in enorme difficoltà Michela e il suo progetto.
A causa delle restrizioni, infatti, Mission Empathy non ha potuto entrare con le sue persone negli ospedali per molto tempo.
Ma questo non li ha scoraggiati: grazie anche all’aiuto dei social (con la pandemia l’utilizzo dei social media è cresciuto dell’8,7%, per un totale di 3,81 miliardi di utenti: il 49% della popolazione mondiale20), sono riusciti a mantenere alta l’attenzione sul tema, superando così il momento di inattività.

Appena ricominciate le attività la richiesta è quindi aumentata, poiché nella post emergenza Covid-19, si sente sempre più il bisogno di alleggerire il peso dei medici e degli infermieri, fornendo loro un servizio di livello che supporti non solo il paziente pediatrico ma anche la sua famiglia e la comunità ospedaliera stessa.

Gli obiettivi futuri sono ambiziosi e molteplici.

Il primo è sicuramente diventare più solidi attraverso nuovi fondi e finanziamenti. Mission Empathy è un’azienda che attualmente non crea profitti, ma che si mantiene grazie alla forza di volontà dei soci, che continuano a lavorare e si dedicano in ogni momento libero instancabilmente. In un’ottica di scalabilità del progetto e imprenditoriale quindi il prossimo step è sicuramente quello, dal 2022, di generare compensi, anche per i soci e attraverso i finanziamenti poter ampliare l’offerta ai piccoli centri ospedalieri e alle piccole strutture come le Case Famiglia.
Per questo Michela si sta attivando per trovare dei testimonial che possano dare visibilità e attirare potenziali investitori.

Il secondo ambizioso obiettivo è che il metodo venga riconosciuto scientificamente come co-cura necessaria in tutti i reparti pediatrici d’Italia. Per questo è in corso un’analisi che servirà a convalidare il suo utilizzo per esportarlo successivamente all’estero, dove sono già state avviate delle relazioni.

Infine Mission Empathy non vuole fermarsi solo ai pazienti pediatrici ma estendere il servizio anche ad altri reparti, in particolare oncologici, geriatrici, psichiatrici e via via alle RSA.

Il desiderio è quello di rivoluzionare l’approccio al malato, affiancando alla cura del corpo anche quella dell’anima. Una sfida importante, soprattutto nella società di oggi, ma siamo sicure che Michela, con il suo coraggio e la sua tenacia, saprà vincere.


20 Digital 2020 (Hootsuite/We Are Social) sul mese di aprile 2020 (Digital 2020 April Global Statshot)

 

 

                                                                  “

“6. Conclusioni

Ringraziamo chi ha permesso tutto questo e chi ci ha sostenuto e aiutato in questo lungo percorso, in particolare la sempre efficiente e disponibilissima Patrizia, il Prof. Giampaolo Azzoni e la Prof.ssa Stefania Romenti per gli utili spunti di approfondimento sul Purpose e sulla misurazione, al Prof. Invernizzi, tutti i docenti del corso ma soprattutto Michela Fazzito che ci ha fatto conoscere questa meravigliosa ed avvincente realtà che è Mission Empathy.

                                                                          “