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QUANDO SONO I RAGAZZI A FARE SACRIFICI (PARTE 1)

Quando pensiamo ai giovani, troppe volte usiamo la lente del giudizio criticando un’età solo perché porta jeans a brandelli o tinte stile unicorno e ci fossilizziamo in un cliché forse più per l’amarezza di una gioventù per noi ormai superata, per un’età che non abbiamo più, che ci rimanda al concetto che siano frivoli, superficiali e con niente a cui pensare, concludendo con un ‘Ai miei tempi!’

Certo l’adolescenza non è un periodo semplice, anzi!

E’ età di stravolgimenti: un periodo di passaggio importante in cui il bambino si trasforma gradualmente nell’adulto che sarà. Per questo facciamo fatica a riconoscere i nostri figli, i nostri nipoti o i nostri alunni; i cambiamenti di questo periodo sono innumerevoli ed investono corpo, mente e relazioni.

L’adolescente è un individuo in formazione che deve affrontare specifici compiti evolutivi che ruotano intorno alla costruzione della propria identità e della propria autonomia, soprattutto interna.

Attraverso lo sperimentarsi in compiti ed ambiti diversi il ragazzo incontra i suoi interessi, le prime passioni, che spesso diventano totalizzanti; e trovare il proprio entusiasmo ed andare incontro al proprio desiderio è forse la sfida più grande della giovinezza che sarà poi la più grande fortuna dell’adulto.

Un mondo che va conosciuto senza giudizi. Semplicemente!

Mettendoci in ascolto di quello che i ragazzi hanno da dirci anche attraverso le lucide parole di coloro che hanno già fatto esperienza di una passione che anima le loro vite.

Per questo ho parlato con Matteo, che ha iniziato a fare canottaggio a 10 anni che per un problema al tallone era l’unico sport che poteva fare, ma si appassiona così tanto che tre anni dopo passa in agonistica, con Pierdomenico che oltre al Liceo frequenta il Conservatorio e tanto è l’impegno e i risultati conseguiti che è riuscito a condensare tre anni di corsi e definisce la musica come un amore che continua a crescere.

Ho avuto poi la splendida opportunità di incontrare i ragazzi della classe 2^B del Liceo scientifico Sportivo dell’Istituto Seghetti di Verona e mi sono confrontata con coloro che ogni giorno oltre ad un compito didattico, hanno l’enorme responsabilità di sostenerli, formarli e supportarli: Professori, Coordinatori e Presidi ai quali rivolgo un sentito grazie per disponibilità ed apertura cogliendo per primi il valore e l’importanza di mettere i ragazzi al centro.

Ho voluto ascoltare e guardare il futuro che ci aspetta, gli uomini di domani. Ho voluto fare un viaggio, un cammino nelle loro teste e nei loro cuori e mi sono trovata di fronte a dei ragazzi che hanno deciso di percorrere strade ardue, in solitaria genitoriale, pur di raggiungere i loro propositi vivendo sulla pelle e nell’anima rinunce e sforzi che riescono ad affrontare con leggerezza calviniana, convinto entusiasmo ed infuocata determinazione da cui bisognerebbe prendere spunto ed ispirazione ogni giorno prima di andare a lavoro.

Quello che, però, voglio raccontare non sono le eccellenze, le vittorie ed i successi, ma piuttosto l’impegno, la motivazione e la passione.

Al di là dell’agonismo, al di là del podio, ognuno con i suoi tempi, con le sue speciali unicità è un’eccellenza e va riconosciuto nei suoi personalissimi talenti.

Nostro compito forse è proprio quello di scoprire quali talenti, che proprio come monete preziose, si nascondono dietro agli sguardi spesso indecifrabili che incrociamo nel nostro cammino, tirar fuori piuttosto che mettere dentro un modo di essere…

Sono tutti campioni i nostri ragazzi!

Quella di Riccardo, Leonardo, Greta, Laura, Giovanni, Filippo, Chiara, Matteo, Laura… e di tutti gli altri è la storia di adolescenti normali e ad un passo dalla maturità, ma che senza saperlo, sono riusciti a raggiungerla da tempo.

Praticano sport a livello agonistico da anni: pallavolo, calcio, golf, canottaggio, golf.

Dedicano dalle 4 alle 7 ore al giorno agli allenamenti.

Perché?

Perché li fa stare bene, perché per loro è tutto, perché non vogliono porsi limiti con sé stessi. Si, perché la vera sfida per loro non è quella di battere un record, ma dimostrare di poter raggiungere sempre nuovi obiettivi come risultato di un impegno costante da cui traggono soddisfazione.

Se si pensa agli allenamenti è quasi automatico, nella testa dell’adulto pensare: “poveri genitori…avanti e indietro per palestre”.

Invece no.
Nella stragrande maggioranza dei casi si muovono in autonomia, fanno le loro scelte in autonomia, mantengono impegni in autonomia. Schedulano ed organizzano come solo un programma gestionale riesce a fare.

Sarà forse questo il segreto?

Sono ragazzi che studiano in autobus, negli spogliatoi, per strada pur di poter recuperare quel tempo da dedicare a qualcosa che li gratifica fortemente proiettandoli ad alti livelli, ma soprattutto per inseguire le loro passioni, le loro attitudini.

Sono ragazzi che non mollano, che trovano equilibri ed incastri che a volte neanche un dirigente d’azienda riuscirebbe.

Loro sì, perché ci credono e sfidando sé stessi.

Applicandosi con disciplina, costanza e perseveranza sanno che possono abbatter muri.
Sono casi eccezionali? Sanno di poter rappresentare esempio per altri? Forse, ma se senti loro, la risposta è solo una: siamo tutti uguali. Quello che interessa è la personale soddisfazione.

Sono i nostri ragazzi!

Ecco, credo sia importante raccontare questi giovani ma non per dipingerne un ritratto di vittoriosi a tutti i costi con medaglieri in vista, ma di appassionati e combattenti nei confronti di un sistema gambizzantante e che offre loro poca fiducia nel prossimo.

Ma loro, lottano, proseguono ed attuano un cambiamento silenzioso e autogestito forse anche inconsapevolmente, grazie all’appoggio di una scuola amica e solidale che ne riconosce sforzi e sacrifici e cerca strada e soluzioni per sostenerli, sorridono e vanno avanti come treni.

Sono ragazzi che nascondono, dietro risate complici, l’imbarazzo di trovarsi davanti a chi l’intervista, forse proprio perché non sono abituati ad essere ascoltati visto che siamo sempre lì a pretendere che siano loro ad ascoltare o ancor peggio, ubbidire, ma sono gli stessi ragazzi che in attimo cadono in un silenzio profondo ed in una commozione dolorosa quando all’improvviso inizia un minuto di silenzio in ricordo di un loro compagno che troppo presto tragicamente è venuto a mancare.

Si rivestono di maschere e corazze, ma sono ancora fragili e sensibili e sicuramente lo sport o la musica e il grande supporto di insegnanti e di moduli di studio adeguati alle loro necessità li prepara e li rinforza al futuro che li aspetta dove loro, alla nostra età, sono certa, che prima di occuparsi dei jeans, sapranno guardare negli occhi chi ha solo un’altra età.

Essere uguali è anche questo.

Proprio per l’importanza dell’argomento, seguirà un ulteriore approfondimento in cui racconteremo le vite di alcuni di questi ragazzi e il rapporto con la scuola e chi la rappresenta.
Vi consiglio fortemente di seguirci perché abbiamo molto da imparare da loro.

 

Autore:
Michela Fazzito, CEO e Founder di Mission Empathy

28/03/2023